Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso i cannabinoidi, in particolare il CBD (cannabidiolo), come potenziali coadiuvanti nella gestione dell’ADHD, grazie a nuovi trend di ricerca e l’avanzamento degli studi sul sistema endocannabinoide e la sua interazione con neuromodulatori come dopamina, glutammato e GABA. Questa introduzione sottolinea il contesto attuale e l’urgenza di esplorare approcci alternativi in presenza di effetti collaterali dei trattamenti tradizionali. Inoltre, la recente revisione sistematica del 2025 evidenzia effetti acuti limitati del CBD su pazienti con disturbi mentali, ma senza prove di effetti duraturi.
Cos’è l’ADHD e come si manifesta
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà persistenti di attenzione, controllo degli impulsi e regolazione dell’attività motoria. Può manifestarsi già in età prescolare e spesso accompagna la persona anche nell’adolescenza e nell’età adulta. Nonostante sia spesso percepito solo come un problema di comportamento, l’ADHD è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come una condizione clinica che può incidere significativamente sulla vita scolastica, lavorativa e sociale. In alcuni contesti normativi, l’ADHD è una disabilità, con diritto a supporti educativi e adattamenti specifici.
Cause dell’ADHD
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo le cui cause non sono ancora del tutto chiarite e che coinvolge molteplici fattori biologici e ambientali. Gli studi sui cervelli ADHD mostrano differenze strutturali e funzionali nelle aree frontali e nelle connessioni dopaminergiche, a conferma di una base neurobiologica. Tra i fattori riconosciuti troviamo:
- Predisposizione genetica: la ricerca evidenzia una elevata ereditarietà, fino al 75% nei gemelli. Studi clinici mostrano varianti nei geni che codificano i recettori CB1 negli adolescenti con ADHD (Lu et al., 2008), indicando un possibile ruolo del sistema endocannabinoide.
- Alterazioni neurobiologiche: riguardano la trasmissione dopaminergica e al sistema endocannabinoide. Secondo la ricerca, varianti nei recettori CB1 e CB2 sono state associate anche a schizofrenia, depressione e disturbo bipolare.
- Fattori ambientali: basso peso alla nascita (<1,5 kg), traumi cranici o infezioni cerebrali, carenza di ferro, esposizione a piombo, alcol, tabacco o cocaina in gravidanza. Questi fattori possono condizionare lo sviluppo cerebrale aumentando il rischio di ADHD.
- Eventi traumatici precoci: abusi e stress infantile possono alterare lo sviluppo neuropsicologico e aumentare la vulnerabilità.
- Altri fattori ipotizzati: dieta ricca di additivi alimentari o zuccheri semplici. Alcuni autori hanno suggerito che un’alimentazione squilibrata possa aggravare i sintomi in bambini sensibili.
Sintomi principali dell’ADHD
I sintomi dell’ADHD possono cambiare con l’età e con il contesto di vita. Le tre dimensioni principali sono:
- Disattenzione: difficoltà a concentrarsi, compiti incompleti, disorganizzazione, errori di distrazione frequenti. In molti casi i compiti scolastici risultano caotici e pieni di errori di superficialità.
- Iperattività: movimenti incessanti, agitazione motoria, parlare eccessivo, incapacità di restare seduti. Nei bambini questo si manifesta in classe o nei giochi con i coetanei.
- Impulsività: difficoltà a controllare le reazioni, interruzioni frequenti, scarsa capacità di attesa. Spesso porta a conflitti con insegnanti, genitori o datori di lavoro.
Nei bambini i sintomi si manifestano spesso a scuola e nelle relazioni sociali, con ricadute sull’apprendimento. In età adulta, l’iperattività tende a ridursi, lasciando spazio a irrequietezza interna, ansia, sbalzi d’umore, difficoltà di concentrazione e gestione del tempo. Non a caso, la domanda se l’ADHD è una disabilità viene spesso posta in relazione all’impatto funzionale che questi sintomi hanno nella vita quotidiana.
Disturbi associati all’ADHD
L’ADHD è spesso accompagnato da altre condizioni cliniche e comportamentali, che ne complicano la diagnosi e la gestione:
- Ansia e disturbi dell’umore: frequenti episodi di depressione e instabilità emotiva.
- Insonnia e disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi o sonno irregolare, che peggiorano la disattenzione diurna.
- Difficoltà di apprendimento: problemi in lettura, scrittura e calcolo che colpiscono fino al 60% dei bambini con ADHD.
- Comportamenti oppositivi e rischio di dipendenze: in adolescenza e in età adulta l’impulsività può sfociare in oppositività verso l’autorità e maggiore rischio di sviluppare dipendenze da sostanze.
- Disturbi dello spettro autistico: in alcuni casi l’ADHD si presenta insieme a caratteristiche autistiche, con un quadro clinico più complesso.
Queste comorbidità sottolineano la necessità di un approccio diagnostico e terapeutico integrato, considerando sia le terapie tradizionali sia i possibili ruoli di CBD per ADHD nei bambini o di altri cannabinoidi come coadiuvanti, sempre sotto stretto controllo medico.
Come si cura l’ADHD
Le strategie terapeutiche per l’ADHD si basano su un approccio multimodale che combina interventi psicoeducativi e comportamentali con l’eventuale utilizzo di farmaci psicostimolanti.
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Terapia comportamentale: condotta da psicologi specializzati nell’età evolutiva, mira a migliorare le capacità di autoregolazione, le competenze sociali e la gestione del comportamento a casa e a scuola. Secondo le linee guida internazionali, rappresenta il trattamento di prima scelta nei bambini in età prescolare.
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Terapia farmacologica: può prevedere l’uso di farmaci psicostimolanti o non stimolanti. Tra i farmaci psicostimolanti, il metilfenidato e le anfetamine restano i più prescritti e considerati tra i più efficaci per il controllo dei sintomi principali. Questa tipologia di farmaci può comportare effetti collaterali comuni, come insonnia, riduzione dell’appetito, mal di testa, dolori addominali, aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna. Se usati ad alte dosi o per periodi prolungati, possono influire sulla crescita e aumentare il rischio di dipendenza.
Tra i farmaci non stimolanti, troviamo l’atomoxetina, un’alternativa per i pazienti che non tollerano gli stimolanti o presentano comorbidità (es. tic, ansia). In alcuni casi si utilizzano anche farmaci per l’ipertensione (clonidina, guanfacina), antidepressivi e ansiolitici.
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Terapia combinata: la combinazione di interventi comportamentali e farmacologici è particolarmente raccomandata per i bambini in età scolare con sintomi gravi o con comorbidità, poiché migliora la risposta clinica e riduce la necessità di dosaggi elevati di farmaci.
- Cannabinoidi come coadiuvanti delle terapie tradizionali: studi clinici e osservazionali suggeriscono che i cannabinoidi (CBD e THC) possano ridurre sintomi come impulsività e disattenzione.
Supporto educativo
In base all’Individuals with Disabilities Education Act (IDEA), le scuole pubbliche sono tenute a garantire un’istruzione gratuita e adeguata ai bambini e agli adolescenti con ADHD. L’istruzione deve essere erogata in un contesto il più inclusivo possibile, consentendo ai ragazzi di interagire con i coetanei e di avere accesso alle stesse risorse scolastiche e comunitarie.
Cannabinoidi e ADHD: qual è la correlazione?
Come detto, è crescente il numero delle evidenze scientifiche che suggeriscono che i fitocannabinoidi CBD e THC possiedano proprietà terapeutiche utili per il trattamento dell'ADHD. Come per altri disturbi mentali, quali ansia, disturbo post-traumatico da stress (PTSD), disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi dello spettro autistico, i dati clinici indicano che i cannabinoidi possono essere degli strumenti terapeutici veramente validi.
- Un recente studio clinico, il trial EMA-C (Experimental Medicine in ADHD-Cannabinoids), ha valutato gli effetti del Sativex Oromucosal Spray (un farmaco antispastico contenente cannabinoidi e utilizzato per il trattamento della Sclerosi Multipla) in 30 adulti con ADHD (Cooper et al., 2017). Questo studio ha dimostrato che il Sativex ha migliorato i sintomi dell'ADHD in quanto ha diminuito la manifestazione dei sintomi tipici dell’ADHD come l'iperattività/impulsività e migliorato la disattenzione.
- Da un ulteriore studio osservazionale che ha coinvolto 2811 soggetti, è emerso che le persone che non facevano uso di cannabis avevano una maggiore probabilità di avere una diagnosi di ADHD, suggerendo che i cannabinoidi possono avere un potenziale terapeutico per il trattamento dell'ADHD.
Nonostante diversi studi preclinici e clinici suggeriscano che il trattamento a base di cannabinoidi possa essere un valido approccio nel trattamento dell’ADHD, il meccanismo alla base dei potenziali effetti terapeutici dei cannabinoidi in questo disturbo non è ancora noto.
- Si è ipotizzato che i cannabinoidi possano potenziare la trasmissione dopaminergica, che si ritiene sia il meccanismo principale attraverso il quale anche gli psicostimolanti riducono i sintomi dell'ADHD e migliorano le prestazioni cognitive dei pazienti.
- Tuttavia, secondo altri studi, potrebbero essere coinvolti altri meccanismi, tra cui la modulazione dei recettori dei cannabinoidi e del sistema endocannabinoide in generale. Un numero sempre maggiore di studi condotti su modelli preclinici di ADHD sembra confermare questa ipotesi, confermando quanto emerso dagli studi clinici.
Recettori CB1 e CB2, ruolo dell’anandamide
Il sistema endocannabinoide (ECS) regola funzioni cognitive ed emotive tramite recettori CB1 (prevalenti nel cervello) e recettori CB2 (più diffusi a livello periferico). Alterazioni nei recettori CB1 e nella produzione di anandamide (endocannabinoide naturale) sono state associate a ADHD e ad altri disturbi psichiatrici.
Legame tra sistema endocannabinoide e dopamina/glutammato/GABA
Il sistema endocannabinoide modula diversi neurotrasmettitori:
- Dopamina: coinvolta nei meccanismi di ricompensa e attenzione, centrale nella patogenesi dell’ADHD.
- Glutammato e GABA: regolano eccitazione e inibizione neuronale; la loro alterazione può contribuire a sintomi di iperattività e impulsività. L’interazione tra ECS e questi sistemi spiega perché i cannabinoidi possano avere effetti terapeutici.
CBD per ADHD: modalità di somministrazione, dosaggi e monitoraggio medico
Il cannabidiolo (CBD) può essere assunto in diverse forme farmaceutiche o parafarmaceutiche, ciascuna con tempi di assorbimento e biodisponibilità differenti:
- Olio sublinguale: gocce poste sotto la lingua, con assorbimento rapido e dosaggio facilmente modulabile.
- Capsule o compresse: rilascio più lento e costante, utili per chi necessita di praticità e dosaggi predefiniti.
- Spray oromucosale: già utilizzato in alcuni studi clinici, come il Sativex (contenente CBD e THC), permette un assorbimento diretto attraverso la mucosa orale.
- Altre formulazioni in studio: edibili, soluzioni inalatorie e cerotti transdermici, sebbene non vi siano dati specifici sull’uso in ADHD.
Dosaggi di CBD per ADHD
Al momento non esistono linee guida ufficiali per il trattamento dell’ADHD con CBD. Tuttavia, studi clinici condotti su altre condizioni neuropsichiatriche, come l’autismo, hanno utilizzato dosaggi variabili da 1 a 10 mg/kg/die.
È importante sottolineare che il fabbisogno individuale può variare notevolmente in base all’età, al peso corporeo, alla gravità dei sintomi e alla presenza di altre terapie concomitanti.
Monitoraggio medico per l’uso di CBD per ADHD
Il monitoraggio medico è fondamentale e dovrebbe includere:
- valutazione della risposta clinica ai sintomi (attenzione, impulsività, ansia, insonnia);
- controllo di possibili effetti collaterali: sonnolenza, variazioni dell’appetito, disturbi gastrointestinali, irritabilità;
- verifica delle interazioni farmacologiche, poiché il CBD può influenzare il metabolismo di altri farmaci attraverso gli enzimi epatici (CYP450);
- attenzione particolare nei bambini e adolescenti, dove l’uso di CBD deve avvenire solo sotto stretto controllo specialistico.
Sebbene alcuni genitori e pazienti riferiscano benefici dall’uso di CBD per l’ADHD nei bambini, le evidenze scientifiche restano preliminari. Pertanto, qualsiasi somministrazione deve avvenire esclusivamente con supervisione medica, evitando il faidate e preferendo prodotti certificati a base di CBD.
FAQ – Domande frequenti sull’uso di CBD per ADHD
D: Il CBD è efficace per l’ADHD?
R: Le evidenze attuali sono preliminari: alcuni studi mostrano miglioramenti, ma mancano conferme a lungo termine.
D: Il CBD per ADHD è legale in Italia?
R: Il CBD è legale se il contenuto di THC è inferiore allo 0,6%. Non è però approvato come farmaco specifico per l’ADHD.
D: Posso dare CBD a un bambino affetto da ADHD?
R: Al momento non ci sono sufficienti evidenze scientifiche: l’uso pediatrico deve essere valutato e seguito solo da un medico.
D: L’uso di CBD per ADHD comporta effetti collaterali?
R: Il CBD è generalmente ben tollerato, ma può causare sonnolenza, variazioni dell’appetito, disturbi gastrointestinali o interazioni con altri farmaci.