Vertigini e ansia? Cause, sintomi e tecniche naturali per sentirti meglio

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    A volte capita all’improvviso: il senso di vertigine e ansia, le gambe che vacillano, lo stomaco in subbuglio. Altre volte è una compagnia costante, fastidiosa ma non travolgente. Non significa debolezza: è il modo in cui sistema nervoso, respiro, equilibrio e tensioni muscolari comunicano tra loro. Nei paragrafi che seguono analizzeremo perché vertigini e ansia tendono a intrecciarsi, quali segnali osservare e come costruire una routine di sollievo con rimedi naturali, basandoci su quanto riporta la letteratura scientifica.

    Ansia e vertigini: cosa sapere

    Quando l’ansia sale, respirazione e postura cambiano: si respira più in fretta e “in alto”, i muscoli del collo si irrigidiscono, l’attenzione si sposta sui micro-sbilanciamenti. L’iperventilazione può abbassare la CO₂ nel sangue (ipocapnia) e ridurre temporaneamente il flusso ematico cerebrale provocando - tra le cause di ansia e vertigini più comuni - senso di stordimento e instabilità.

    Esiste poi il PPPD (Persistent Postural-Perceptual Dizziness), un disturbo funzionale in cui la vertigine non-rotatoria persiste per settimane (se non mesi) e peggiora con postura eretta, movimento e stimoli visivi complessi. Spesso nasce dopo uno stress vestibolare (anche uno spavento) e si mantiene con ipervigilanza e comportamenti di protezione.

    In breve: ansia e vertigine dialogano in modo bidirezionale. L’attivazione ansiosa amplifica le sensazioni corporee, e le sensazioni di instabilità alimentano l’ansia.

    Sintomi comuni di ansia e vertigini

    I vissuti sono diversi da persona a persona (ansia e vertigini soggettive), ma ricorrono alcuni quadri tipici. Ecco come riconoscerli senza allarmarsi.

          Sbandamenti e sensazione di instabilità: molti descrivono la sensazione di camminare su un “pavimento morbido” o di avere il passo incerto, soprattutto nei corridoi del supermercato o quando fissano a lungo gli schermi. Questo succede perché l’occhio riceve tanti stimoli in poco tempo e il cervello fatica a integrarli, e in quadri come il PPPD i sintomi tendono ad accentuarsi proprio negli ambienti visivamente più ricchi;

          testa pesante, nausea e mal di testa: se il collo è rigido e la postura tende a “chiudersi” in avanti, la muscolatura cervicale resta in tensione e i recettori del collo inviano segnali poco chiari. Da qui possono nascere la sensazione di instabilità, la testa pesante e, talvolta, il mal di testa che sembra peggiorare quando ci si stanca o si sta a lungo seduti;

          ansia, vertigini e stordimento: nelle fasi di forte attivazione - come, ad esempio, durante un picco d’ansia o un attacco di panico - il respiro si fa rapido e superficiale, compaiono formicolii alle mani o intorno alla bocca e si avverte quella sensazione di testa vuota difficile da ignorare. Spesso il punto di svolta è proprio riportare il respiro a un ritmo lento e regolare, perché così il corpo rientra più facilmente in equilibrio;

          ansia e vertigini improvvise vs. continue: gli episodi improvvisi spaventano perché arrivano a freddo e danno l’idea di perdere il controllo, mentre i sintomi continui fanno pensare a quadri funzionali come il PPPD, che di solito migliorano con un percorso graduale fatto di esercizi, esposizioni guidate e tecniche di regolazione del respiro.

    Ma attenzione ai falsi allarmi: le vertigini legate all’ansia raramente sono rotatorie “pure” come nella VPPB (Vertigine Parossistica Posizionale Benigna); però, se insieme all’instabilità compaiono debolezza o intorpidimento di un lato del corpo, difficoltà a parlare, visione doppia o forti mal di testa, è importante farsi valutare con urgenza.

    Cause di ansia e vertigini

    Dopo aver chiarito che cosa si sente, vediamo da dove può arrivare il problema. Le cause di ansia e vertigini spesso si sommano: riconoscerle aiuta a intervenire in modo mirato.

          Stress e attacchi di panico (attivazione acuta): quando il sistema di allerta si accende, l’organismo prepara la risposta: aumenta la vigilanza, cambiano tono muscolare e ritmo cardiaco e l’attenzione si aggancia ai segnali corporei. Se gli episodi compaiono in coincidenza con scadenze, affollamento o situazioni percepite come impegnative, la pista dello stress cronico è plausibile;

          alterazioni della respirazione: anche lontano dai picchi emotivi, abitudini come respirare “alto” nel torace, sospirare spesso o trattenere il fiato possono destabilizzare l’equilibrio interno. Indizi tipici: difficoltà a sentire il respiro profondo, bisogno frequente di sbadigliare, sensazione di leggerezza alla testa dopo conversazioni lunghe o call;

          cervicale e tensioni muscolari: il collo rigido, le spalle sollevate o il lavoro prolungato al computer modificano i segnali che arrivano dai recettori cervicali. L’integrazione con vista e orecchio interno diventa meno precisa e l’assetto posturale più “cauto”. Se i disturbi peggiorano dopo molte ore seduti e migliorano con calore, movimento dolce o pause attive, la componente cervicale è probabile;

          esperienze traumatiche e ipervigilanza: in seguito a una caduta, un episodio di malessere o una brutta vertigine, è comune rimanere in ascolto dell’equilibrio e iniziare a evitare movimenti o luoghi temuti. Questo rinforza il circuito di paura-evitamento-sensibilizzazione. Piccoli passi di esposizione guidata aiutano a invertirlo;

          relazione con altri disturbi: cattivo umore e preoccupazioni persistenti possono aumentare il carico percettivo. Lo stesso vale per gli acufeni, che in periodi di stress attirano l’attenzione e amplificano il senso di instabilità. Se noti che insonnia, stanchezza marcata o periodi di tristezza si muovono in parallelo con i giramenti, vale la pena affrontare il quadro in modo integrato.

    Rimedi naturali per ansia e vertigini

    Queste strategie hanno un buon rapporto tra benefici attesi e rischi, e funzionano meglio quando vengono praticate con costanza e combinate in una routine semplice che puoi davvero mantenere nel tempo; l’obiettivo non è quello di spegnere i sintomi in un colpo solo, ma dare al sistema nervoso segnali coerenti di sicurezza e ristabilire, giorno dopo giorno, un equilibrio più stabile.

          Tecniche di respirazione e rilassamento: dedica 5-10 minuti a una respirazione lenta e regolare, puntando a circa 6 atti al minuto e facendo sì che il diaframma si muova davvero. In questo modo la variabilità della frequenza cardiaca tende a migliorare, l’attivazione si abbassa gradualmente e i momenti di instabilità diventano più gestibili, soprattutto se abbini l’esercizio a un rilascio muscolare delle spalle e del collo;

          mindfulness e meditazione: inserire nella settimana un programma strutturato, come l’MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction), aiuta a ridurre ruminazione (ripetizione negativa dei pensieri) e ipervigilanza. In uno studio randomizzato si è mostrato non inferiore all’escitalopram nel trattamento dei disturbi d’ansia: questo significa che, per molte persone, praticare con metodo tecniche di attenzione consapevole può essere un tassello solido del percorso, specialmente se accompagnato da educazione respiratoria e piccoli cambiamenti di stile di vita;

          attività fisica moderata e stretching cervicale: muoversi con regolarità (camminata a passo sostenuto, esercizi di mobilità di spalle e collo, rinforzo “dolce”) favorisce un tono dell’umore più stabile e migliora la propriocezione. Quando c’è una componente cervicale, un'indagine recente indica che approcci manuali e motori ben impostati possono contribuire a ridurre il senso di vertigine e ansia, soprattutto se calibrati su postura, carichi e tempi di recupero;

          alimentazione e idratazione: mantenere pasti regolari e una buona idratazione aiuta a prevenire cali di energia che possono essere scambiati per giramenti, e ridurre la caffeina se sei sensibile (soprattutto nel pomeriggio e alla sera) può fare la differenza sulla qualità del sonno e sull’assetto dell’ansia. L’European Food Safety Authority considera fino a 200 mg come dose singola generalmente sicura per adulti sani, ma dosi elevate o troppo ravvicinate all’addormentamento possono aumentare agitazione e peggiorare le giornate in cui nausea e instabilità sono più presenti;

          fitoterapia (passiflora, valeriana, biancospino): per la passiflora gli studi clinici suggeriscono un possibile effetto ansiolitico, anche se la qualità metodologica è disomogenea e richiede prudenza nell’interpretazione; per questo conviene inserirla, se scelta, all’interno di un piano più ampio che includa respirazione, movimento e igiene del sonno. Per la valeriana, invece, le evidenze sono più solide sul fronte del sonno rispetto all’ansia, ma in alcune persone un uso serale mirato contribuisce a sciogliere la tensione e a facilitare l’addormentamento, con effetti indiretti sulla reattività del giorno successivo. La tradizione d’uso per il biancospino riguarda tensione e palpitazioni: per chi assume farmaci cardiovascolari o ha patologie note, è essenziale confrontarsi con il medico per valutare possibili interazioni e scegliere dosaggi appropriati;

          prodotti a base di CBD: il cannabidiolo non è psicoattivante come il THC e, in contesti sperimentali che simulano il parlare in pubblico, una somministrazione singola ha ridotto i livelli di ansia rispetto al placebo; le evidenze su impieghi prolungati restano eterogenee e, poiché il CBD può interferire con gli enzimi epatici della famiglia CYP450, chi è in terapia farmacologica dovrebbe discuterne con il medico prima di inserirlo nella propria routine di benessere. Per approfondire aspetti di filiera e analisi di qualità, puoi consultare la linea di oli al CBD Eusphera;

    Cerchi una routine quotidiana per prevenire ansia e vertigini? Inizia con 3 minuti di respiro lento contando le inspirazioni fino a quattro e le espirazioni fino a sei, prosegui con 5 minuti di mobilità cervicale fatta di movimenti piccoli e lenti in tutte le direzioni, quindi concludi con 2-5 minuti di mindfulness guidata concentrandoti sulle sensazioni del corpo. Ripetuta ogni giorno, per un totale di un quarto d’ora, questa sequenza crea un’abitudine accessibile che, nel tempo, aiuta a stabilizzare le giornate in cui vertigini e ansia si fanno sentire di più.

    Quando rivolgersi al medico

    La maggior parte dei casi si gestisce con strategie mirate, ma è importante riconoscere quando chiedere aiuto.

    Quali sono i segnali d’allarme da non ignorare? Valuta subito se le vertigini insorgono improvvisamente con: debolezza/alterazione di un lato del corpo, difficoltà a parlare, visione doppia, incoordinazione marcata o cefalea. Nei Pronto Soccorso, esami bedside come HINTS/HINTS-Plus, eseguiti da personale formato, aiutano a distinguere cause periferiche da centrali.

    Per quanto riguarda le valutazioni specialistiche consigliate, invece, se i disturbi persistono, sono recidivi o limitano la vita quotidiana, si rende necessaria una visita otorinolaringoiatrica/vestibologica. Se sono presenti segnali neurologici o fattori di rischio, invece, è opportuna una consulenza neurologica. Sul versante emotivo, percorsi psicologici possono interrompere il circolo di evitamento.

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