Quando pelle o tessuti diventano più sensibili, quando un taglio brucia o una crema al peperoncino scalda in modo deciso, è probabile che a “leggere” quel segnale sia TRPV1. Nello specifico, si tratta di un canale ionico espresso dai neuroni sensoriali che riconosce calore elevato, acidità e specifiche molecole irritanti. Capire come funziona aiuta a leggere meglio il dolore e a orientarsi tra le evidenze sul CBD, che con TRPV1 intrattiene un rapporto stretto.
Cos’è il recettore TRPV1?
Il recettore TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid 1) fa parte della famiglia dei canali ionici TRP, proteine di membrana che regolano il passaggio di ioni come calcio e sodio e che partecipano a diverse funzioni sensoriali, dalla percezione del calore al dolore.
La sua struttura è un tetramero: quattro subunità, ciascuna con sei passaggi nella membrana, si combinano per formare un poro centrale. Quando il poro si apre, calcio e sodio entrano nel neurone e il segnale elettrico parte.
Perché si apre? TRPV1 è polimodale: integra stimoli diversi e decide se “alzare la mano”. In pratica:
● Calore: sopra ~43 °C aumenta la probabilità di apertura;
● pH acido: durante infiammazione o ischemia, l’ambiente più acido facilita l’attivazione;
● Capsaicina: il composto piccante del peperoncino è un agonista diretto del recettore TRPV1;
● Mediatori endogeni: lipidi e peptidi rilasciati nei tessuti danneggiati possono sensibilizzare il canale.
Un passaggio spesso trascurato è la desensibilizzazione: dopo stimoli intensi o prolungati, il canale risponde meno. Questo principio spiega perché preparazioni topiche ad alta capsaicina possano ridurre la percezione del dolore dopo una fase iniziale di bruciore. In sintesi, il meccanismo che governa il TRPV1 non si limita all’accensione: include anche freni interni che modulano la risposta.
Le funzioni del TRPV1 nell’organismo
Il riconoscimento delle sensazioni di dolore e caldo è solo una piccola parte delle funzioni del TRPV1. Questi recettori sono coinvolti in circuiti che collegano periferia e sistema nervoso centrale. Nello specifico:
● Percezione del dolore: TRPV1 è espresso nelle fibre sensoriali dei gangli della radice dorsale e del trigemino. Quando si attiva, il neurone rilascia neuropeptidi (sostanza P, CGRP) e il segnale nocicettivo si amplifica. È uno dei motivi per cui, in un’articolazione infiammata, anche uno stimolo moderato fa male: il sistema è “sensibilizzato”;
● TRPV1 e infiammazione: l’attivazione del canale non trasmette solo dolore, promuove vasodilatazione e permeabilità capillare. Si crea così un dialogo bidirezionale tra nervo e immunità. È il motivo per cui nella letteratura si parla spesso di “TRPV1 infiammazione”: il canale collega percezione nociva e risposta dei tessuti;
● Termoregolazione: antagonisti sistemici di TRPV1, testati come analgesici, hanno prodotto ipertermia in alcuni studi clinici. È un indizio forte: il recettore contribuisce al bilanciamento della temperatura corporea. Questo dato, oltre a essere fisiologicamente interessante, spiega perché non tutti i farmaci anti-TRPV1 siano utilizzabili senza aggiustamenti;
● Espressione extra-neurale: TRPV1 è stato rilevato anche in apparato gastrointestinale, vie respiratorie e sistema cardiovascolare. Qui interviene su motilità, secrezione e risposte allo stress tissutale. Non significa che si occupi di tutto, bensì che è un sensore generalista integrato in più reti.
Questa combinazione di ruoli chiarisce perché il recettore TRPV1 sia un bersaglio della ricerca su dolore cronico e condizioni infiammatorie: modulare un sensore che integra così tanti segnali può cambiare la soglia del dolore e la dinamica dell’infiammazione.
TRPV1 e sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide (recettori CB1/CB2, ligandi come anandamide e 2-AG, enzimi di sintesi/degradazione) mantiene l’equilibrio di funzioni come dolore, immunità e umore. TRPV1 è parte del dialogo in questo circuito.
● Anandamide può attivare TRPV1 oltre a modulare CB1: la stessa molecola interagisce con due nodi diversi, uno sensoriale e uno neuromodulatorio;
● In molte fibre sensoriali, TRPV1 co-esprime con CB1/CB2: significa che i segnali endocannabinoidi possono cambiare non solo la trasmissione sinaptica, ma anche la sensibilità del canale;
● Sul piano applicativo, la “polifarmacologia” che combina CB2 e TRPV1 è studiata per ottenere analgesia e controllo dell’infiammazione con un’unica strategia.
In quest’ottica, conoscere la struttura del recettore TRPV1 e le dinamiche di modulazione è il presupposto per disegnare interventi mirati e, soprattutto, prevedibili nella risposta.
Il ruolo del CBD nel recettore TRPV1
Il cannabidiolo (CBD), privo di effetti psicoattivi, agisce su più bersagli. Con TRPV1 il legame è documentato da esperimenti preclinici.
● Cosa accade al canale: il CBD può attivare TRPV1 a concentrazioni definite: l’ingresso di calcio aumenta e il neurone trasmette di più nell’immediato. A seguire, subentra desensibilizzazione: il canale diventa meno responsivo e la cellula riduce la sua eccitabilità. Questo doppio tempo (accensione breve, attenuazione successiva) è coerente con effetti analgesici osservati in modelli di dolore neuropatico e infiammatorio;
● Perché è rilevante in clinica: nei tessuti infiammati TRPV1 è spesso ipersensibile; riportarlo a una soglia più alta significa limitare iperalgesia e segnali pro-infiammatori. Il CBD interagisce anche con altri target (per esempio 5-HT1A, GPR55): nel complesso riduce la probabilità che il neurone “scarichi” in modo eccessivo;
● Cosa sappiamo sull’uomo: gli studi clinici sono eterogenei per dose, durata, via di somministrazione. Ci sono segnali di beneficio, ma servono protocolli controllati più ampi per ottenere conclusioni più definite. Qualsiasi valutazione a fini di benessere o come supporto in condizioni dolorose va discussa con il medico, anche per evitare interazioni farmacologiche.
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