La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia complessa che, pur non disponendo oggi di una cura risolutiva, può essere affrontata con un insieme di strategie cliniche e di supporto volte a migliorare la qualità della vita. Oltre alle terapie farmacologiche e alla presa in carico multidisciplinare, alcuni rimedi naturali e approcci complementari possono contribuire ad alleviare i sintomi, sostenendo il benessere fisico ed emotivo delle persone che ne sono affette.
Cos’è la SLA e quali sono i sintomi
La SLA è una malattia neurodegenerativa che colpisce selettivamente i motoneuroni, cioè le cellule nervose responsabili del movimento volontario. Con il tempo ciò determina debolezza muscolare, crampi, spasticità, difficoltà di eloquio e deglutizione, fino al coinvolgimento dei muscoli respiratori.
L’età di esordio tipica è nella tarda mezza età, anche se la variabilità individuale è ampia. Un riconoscimento precoce dei primi segnali (come inciampi, perdita della forza nella presa, crampi notturni o fascicolazioni) consente di accedere rapidamente alla diagnosi e a un percorso di presa in carico specialistica.
Dal punto di vista epidemiologico, la SLA interessa ogni anno circa 2-3 persone ogni 100.000 in Europa; in Italia i dati dei registri regionali confermano valori simili, con alcune aree che registrano picchi oltre i 3 casi/100.000 abitanti.
La sopravvivenza mediana dalla comparsa dei sintomi varia tra i 2 e i 5 anni, con una quota significativa (10-20%) che supera i 10 anni. È documentato inoltre che la presa in carico in centri multidisciplinari offre un beneficio di sopravvivenza e di qualità di vita rispetto alla gestione diffusa sul territorio.
Sintomi SLA
I sintomi della SLA variano in base al distretto inizialmente colpito (arti, bulbare, respiratorio) e al ritmo di progressione.
Tra i sintomi più comuni troviamo:
- debolezza muscolare asimmetrica,
- crampi e fascicolazioni,
- spasticità,
- disfagia (difficoltà a deglutire),
- disartria (difficoltà nel parlare).
Rimedi naturali nel trattamento dei sintomi della SLA
Il percorso di cura della SLA si fonda principalmente sui farmaci approvati e sulla presa in carico multidisciplinare, che rappresentano il riferimento clinico essenziale. Accanto a questi, alcuni approcci naturali possono essere integrati con cautela per alleviare sintomi specifici, sempre in accordo con il neurologo e con il team di riferimento.
Nelle prossime sezioni analizzeremo alcuni rimedi e indicazioni pratiche su come inserirli nel trattamento quotidiano, con un obiettivo concreto: non fermare la malattia, ma ridurre l’impatto dei sintomi e sostenere la funzionalità residua.
Un approccio di questo tipo può contribuire a rallentare la progressione funzionale della SLA, migliorando la qualità della vita e offrendo strumenti per compiere scelte più consapevoli tra le diverse opzioni di supporto disponibili.
1. Alimentazione e integratori per supportare la salute nervosa
Mantenere un buono stato nutrizionale è un obiettivo clinico fondamentale: secondo gli studi, la perdita di peso e la malnutrizione sono associate a un peggioramento della prognosi e della funzionalità nei pazienti con SLA. Le linee guida europee raccomandano un fabbisogno energetico indicativo di 30–35 kcal/kg, da personalizzare in base alle caratteristiche individuali, con valutazioni periodiche della disfagia e un’attenta considerazione del supporto enterale se il calo ponderale persiste. Una dieta ipercalorica può essere ben tollerata e, in piccoli trial clinici, ha mostrato segnali di beneficio sulla sopravvivenza e sulla progressione della malattia.
Per quanto riguarda gli integratori, sostanze come vitamina D, acidi grassi omega-3 e curcuma sono state indagate per il loro potenziale ruolo neuroprotettivo. Tuttavia, i risultati disponibili restano preliminari e non conclusivi. Per questo motivo, l’integrazione va sempre valutata caso per caso con il team di cura.
2. Terapie a base di erbe anti-infiammatorie
Alcuni composti di origine vegetale hanno mostrato proprietà antiossidanti e antinfiammatorie che potrebbero offrire un supporto complementare.
- Curcumina: diversi studi preclinici hanno evidenziato effetti neuroprotettivi grazie alla modulazione dello stress ossidativo e dell’infiammazione. Tuttavia, l’assorbimento e le possibili interazioni farmacologiche rendono necessaria una valutazione medica prima dell’uso.
- Polifenoli: sostanze come tè verde e resveratrolo hanno mostrato effetti benefici in modelli sperimentali, principalmente attraverso meccanismi antiossidanti e di modulazione mitocondriale. Le evidenze cliniche sull’uomo restano però limitate.
3. Esercizio fisico e fisioterapia
L’esercizio aerobico e di resistenza, a intensità moderata e supervisionato, può preservare funzione e respiro senza danneggiare il muscolo. Evitare sforzi esaustivi e personalizzare carichi e recuperi.
4. Tecniche di gestione dello stress e del benessere psicologico
Tecniche di mindfulness e interventi psicologici brevi, adattati alla SLA, mostrano miglioramenti di qualità di vita, ansia e umore. Percorsi online o in realtà virtuale sono in sviluppo e possono essere sostenibili per pazienti e caregiver.
5. Neurostimolazione e uso di oli essenziali
La riabilitazione respiratoria con training dei muscoli inspiratori/espiratori può aumentare pressioni respiratorie massimali e supportare la funzione. Anche le tecniche di neuromodulazione periferica/magnetica risultano promettenti, ma sono ancora esplorative. Per il sonno e l’ansia, l’aromaterapia (ad esempio con lavanda) ha meta-analisi positive in popolazioni generali: nella SLA si può valutare come supporto rilassante. Nel quotidiano, alcune persone includono profumazioni delicate e piccoli rituali serali - ad esempio soluzioni per l’ambiente della linea Sogna di Eusphera - integrandoli alle normali regole di igiene del sonno.
6. Proprietà neuroprotettive e antinfiammatorie del CBD
Il sistema endocannabinoide contribuisce a regolare dolore, tono muscolare e processi infiammatori nel sistema nervoso. Nella SLA le evidenze cliniche sono ancora limitate: questionari ai pazienti e piccoli studi pilota hanno riportato un possibile sollievo di sintomi come spasticità e crampi.
Un trial “proof-of-concept” con una combinazione THC:CBD ha indicato un miglioramento della spasticità in alcuni pazienti, ma sono necessari studi più ampi per confermarne l’efficacia.
L’ipotesi di un’azione neuroprotettiva deriva soprattutto da studi preclinici su cellule e modelli animali, che suggeriscono un effetto antinfiammatorio e protettivo sui motoneuroni.
CBD: un rimedio naturale complementare nel trattamento dei sintomi della SLA
Prima di introdurre il Cannabidiolo nel trattamento dei sintomi della SLA, è essenziale un confronto col neurologo per valutare obiettivi, farmaci in uso e monitoraggio. Le formulazioni di CBD presenti sul mercato sono diverse; la scelta e la modalità d’impiego richiedono prudenza e aderenza alle normative vigenti.
Cosa può fare il CBD per i sintomi della SLA
Ecco dove la letteratura, pur non definitiva, indica potenziali benefici complementari:
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Riduzione del dolore neopatico: i cannabinoidi, nel loro insieme, hanno mostrato un sollievo modesto ma clinicamente rilevante nel dolore neuropatico cronico. Non sono studi nati per la SLA, ma offrono un razionale d’impiego sintomatico quando il dolore “brucia” o “punge” e i trattamenti di prima linea non bastano. Attenzione però agli effetti collaterali e al bilanciamento rischio/beneficio caso per caso.
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Alleviamento della spasticità muscolare e dei crampi: qui l’anello di congiunzione è più solido. Come osservato in precedenza, in un trial “proof-of-concept” su persone con malattia del motoneurone, uno spray con rapporto THC:CBD ha ridotto i sintomi di spasticità con un profilo di tollerabilità accettabile; serve comunque conferma su campioni più grandi.
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Effetto neuroprotettivo: l’idea che il CBD possa proteggere il motoneurone nasce soprattutto da modelli preclinici, dove si osservano meno segni di degenerazione e un’infiammazione più “spenta”. Proprio per testare questa ipotesi sono stati avviati studi clinici su estratti ricchi in CBD nella SLA; i risultati completi sono ancora attesi.
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Diminuzione dell’infiammazione nervosa: sul piano farmacologico il CBD interagisce con vie legate allo stress ossidativo e alle citochine infiammatorie. È un tassello che dà coerenza ai punti precedenti (dolore, spasticità), ma al momento il riscontro clinico diretto in SLA è preliminare.
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Miglioramento della qualità del sonno: migliorare il riposo notturno può avere ricadute positive su dolore percepito, crampi e qualità di vita. In altre condizioni neurologiche, come la sclerosi multipla, preparati a base di cannabinoidi hanno mostrato un beneficio sui disturbi del sonno oltre che sulla spasticità; questo suggerisce un potenziale trasferibile anche nei pazienti con SLA, sebbene da verificare con studi dedicati.
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Riduzione di ansia e stress correlati alla malattia: alcuni lavori su popolazioni non-SLA indicano un effetto ansiolitico del CBD in situazioni di stress acuto. In pratica clinica questo si traduce in un possibile aiuto complementare, da integrare - non sostituire - al supporto psicologico strutturato.
- Supporto al benessere emotivo generale: indagini su persone con SLA riportano che una parte dei pazienti percepisce sollievo di sintomi (spasticità, dolore, appetito, umore) con cannabis/CBD. Sono dati da questionario e vanno letti con cautela, ma aiutano a capire perché, nella pratica, alcuni pazienti scelgano di discuterne con il proprio team clinico.
In sintesi, il CBD può avere un ruolo complementare nella gestione di alcuni sintomi, soprattutto quando l’obiettivo è alleggerire spasticità, dolore, ansia e disturbi del sonno. Resta invece da dimostrare un effetto sulla progressione della malattia. Per questo è fondamentale un confronto con il neurologo, la valutazione delle terapie già in corso e un monitoraggio attento di efficacia e tollerabilità.
Dosaggio, sicurezza e interazioni con altri trattamenti
Il CBD interagisce con gli enzimi epatici (CYP3A4, CYP2C19) e può aumentare il rischio di alterazioni delle transaminasi, soprattutto in associazione a farmaci come Valproato o Clobazam; sono stati descritti sonnolenza e disturbi gastrointestinali.
Le linee dei prodotti a base di CBD prescrivono monitoraggio degli enzimi epatici all’inizio e durante l’uso. In pratica clinica vale la regola “start low, go slow”, personalizzando in base a comorbidità, politerapia e obiettivi.
Evitare, in ogni caso, il fai-da-te e segnalare al medico tutti i preparati fitoterapici in uso.